La domanda è ricorrente e la letteratura (poca …) a riguardo, ha sempre avuto difficoltà a esprimere un dato certo su quanti siano i centri di aggregazione giovanile presenti in Italia. Le questioni aperte sono sia quantitative (non vi è infatti un registro nazionale degli spazi per i giovani, ne vi sono elenchi regionali), sia qualitative: è infatti difficile definire la tipologia di centro, in particolare rispetto ad una serie di trasformazioni che sono avvenute e che hanno portato ad una ibridazione molte forte di questi luoghi. La Figura 1 evidenzia l’evoluzione del numero di Centri giovani, anche in relazione alle varie stagioni, sottolineando il ruolo della legge 285/95, il Programma Bollenti Spiriti della Regione Puglia (che ha dato vita a 151 laboratori urbani, oggi attivi al 40%) e la stagione dei “fab lab / maker space” (arrivati a 164 nel 2021, ma certo non tutti CAG). Si tratta quindi di stime frutto di più fonti storiche, raccolte in articoli sull’aggregazione giovanile e rielaborate dalla Fondazione Riusiamo l’Italia (v. anche articolo “Adolescenti e spazi urbani “), che arriva a contarne 1.400.
Figura 1: L’evoluzione dei Centri di Aggregazione Giovanile
Fonte: rielaborazioni Fondazione Riusiamo l’Italia e da Risorse per il sociale – Oasi
Qualche esempio a conferma di ciò è il lavoro di ricerca del meeting del 2021 “spazi ibridi” (v. www.spaziibridi.it) che studia ed evidenzia i passaggi di alcuni centri nati come luoghi dell’aggregazione giovanile, ad hub di comunità, officine creative, spazi co-…, biblioteche sociali, lab. e centri culturali.
Sui “nuovi centri culturali“, una ricerca di Che-fare del 2021 (v. più avanti) ne fa emergere le principali funzioni d’uso che sono quelle della Figura 2 (raccolte su un campione di 845 spazi)
Fig. 2. Le funzioni d’uso dei nuovi centri culturali
Fonte: https://www.che-fare.com/che-fare-media/2021/12/laCall-to-Action_il-report.pdf
Queste funzioni d’uso sono simili a quelle evidenziate dalla ricerca di “Spazi ibridi” e l’indagine di Che-fare ne dettaglia la varietà delle formule: sono infatti residenze d’artista nei borghi di montagna, bagni diurni dove si lava chi non ha acqua in casa e dove si fanno reading di poesia. Fabbriche e caserme riconvertite in auditorium, spazi espositivi, ristoranti sociali. Centri sociali occupati che sono club, spazi per la danza, laboratori di stampa. Vecchi circoli dove a fianco dei giocatori di briscola hanno iniziato a riunirsi gli appassionati di robotica.
Sono luoghi attraversati ogni giorno da decine di migliaia di persone eppure, quello dei nuovi centri culturali è un mondo ancora poco conosciuto, poco studiato e poco raccontato. Per molti sono casi unici ed irripetibili, per altri sono “posti da ragazzi” perché la cultura seria si fa solo altrove, nelle università, nelle aziende, nelle redazioni, nei grandi musei [Fonte: https://www.che-fare.com/almanacco/politiche/laguida-nuovi-centri-culturali-italia-chefare/?url=/laguida-nuovi-centri-culturali-italia-chefare/].
La presenza di questi luoghi è ben distribuita sull’intero territorio nazionale (il 90% delle province ne conta dieci o più…) e spesso sono localizzati ai confini di due paesi, nei borghi di provincia, presso le case di quartiere, nel centro città, in distretti polifunzionali, in ex-fabbriche abbandonate e rigenerate, nelle periferie ed in spazi di proprietà comunale.
Anche il lavoro è presente in questi nuovi centri culturali (gestiti nel 60,5% dei casi da associazioni), sia in forma di collaborazione (da 1 a 15 persone nel 75% dei casi) che di personale dipendente (da 1 a 5 è il 50%). Le professionalità coinvolte sono legate al campo della comunicazione (anche film-maker, fotografia e grafica) e design, artigianato, ingegneria, informatica, ricerca, progettazione culturale e sociale, agronomia, arte, bar, cucina, biblioteca, assistenti sociali. E poi anche avvocatesse e avvocati, commercialiste e commercialisti, pensionate e pensionati…
Ad integrazione di questo lavoro c’è anche la ricerca Be Civic, il progetto culturale di Fondazione Italia Sociale, che ha definito e mappato i “luoghi del noi”, con l’iniziativa Civic Places che referenzia (per renderli disponibili su una App) i luoghi belli, attivi e inclusivi del Paese. Dove il bello sta in “ciò che accade”, come, appunto, in questi 76 “luoghi del noi”. Edifici, piazze, rioni, biblioteche, parchi, centri culturali e condomini solidali. E ancora bocciofile, biblioteche, campi sportivi, castelli, community hub. Luoghi vivi, partecipati e sostenibili. Piccoli frammenti di cittadinanza attiva che compongono un mosaico da conoscere e valorizzare (v. https://becivic.it ).
Roma e Milano non stanno certo a guardare: nel capoluogo lombardo vi è la rete dei degli spazi ibridi socioculturali (v. www.spazibridisocioculturali.org), con il Comune che aperto una call per costituirne un elenco, partendo dalle 26 realtà già in rete. A Roma invece la mostra “Riscatti di città (15 aprile – 29 maggio 2022) offre due grandi mappature, nella quale sono inseriti oltre 400 punti tra luoghi dismessi e rigenerati e circa 300 centri di nuova produzione culturale (v. https://twmfactory.it/riscatti-di-citta-transizioni-urbane-a-roma/).
Da tutto ciò, si evince che i numeri non mancano, così come la conoscenza sul fenomeno e nemmeno il pubblico… Un interrogativo va posto però sul fatto se questi luoghi riescono ad intercettare anche gli adolescenti (fascia 14- 19) oppure se per questo segmento di pubblico saranno le Scuole ad espandere la loro offerta (in termini di orari e giorni, servizi ed opportunità, es. il “Piano Estate”) oppure nuovi luoghi ad hoc. O, ancora, se le coordinate della partecipazione e del protagonismo giovanile avverranno in modalità integrate tra spazi con offerte specifiche (eventi, sport, palestra, bar) e piattaforme digitali fruibili on line, da casa, in viaggio, ecc.
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Spazi giovani a Torino: 14. Fonte: Centri per il Protagonismo giovanile
Centri di aggregazione giovanile a Roma: 22. Fonte: Ricerca Oasi Sociale / Comune Roma
Centri Giovanili a Napoli: 7. Fonte: Rete dei Centri Giovanili
Regione Puglia: 151. Fonte: Relazione Programma Bollenti Spiriti al Senato
Regione Marche: 225. Fonte: Osservatorio Regionale
Regione Emilia Romagna: 318 Spazi di Aggregazione. Fonti: Giovani e Comunità locali e Giovazoom
Giovanni Campagnoli è presidente della Fondazione Riusiamo l’Italia e si occupa in particolare di rigenerazione urbana e di start up culturali. Ha lavorato in Hangar Piemonte (www.hangarpiemonte.it) ed è stato (dal 2017 al 2021) membro del consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale giovani.
Dal 2004 dirige la rete politichegiovanili.it, lavorando nell’ambito della ricerca, della consulenza e della formazione su politiche pubbliche per la gioventù, in particolare start up, nuovi lavori, spazi di aggregazione e centri di innovazione culturale e sociale.
Nell’ambito delle politiche giovanili ha collaborato per anni con la Provincia autonoma di Trento, con Rete Iter, con le cooperative sociali Lotta di Sesto San Giovanni, Aurora Domus di Parma e Smart di Rovereto, con il Centro servizi volontariato Varese, con il Comune di Verbania e con la Fondazione Compagnia di San Paolo. Ha inoltre lavorato per il Comune di Rovereto (consulenza al Tavolo organizzazioni giovanili) e per le città di Formigine (progettazione incubatore su social innovation), Monza (candidatura a capitale italiana dei giovani) e Piacenza (progetto No Neet).
Dal 1993 al 2013 è stato amministratore della cooperativa sociale Vedogiovane (NO), occupandosi dell’area politiche giovanili, con attività di formazione e consulenza a molti enti pubblici e del terzo settore. Successivamente ha lavorato per l’Incubatore certificato Enne3 dell’Università del Piemonte Orientale.
Sul tema delle politiche giovanili ha curato numerose ricerche e pubblicazioni.
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