Nel nostro Paese, da parecchi anni ormai, il processo di integrazione tra scuola, formazione e mondo del lavoro presenta delle criticità soprattutto in relazione al mismacth tra curricoli formativi e competenze ricercate nel mondo
del lavoro, che fi niscono per non contribuire a ridurre l’attuale elevato tasso di disoccupazione e sottoccupazione giovanile. L’incremento di competenze sono quindi le linee guida per incrementare l’occupabilità delle persone, soprattutto dei giovani (Campagnoli, 2010, a).
L’apprendimento di competenze avviene sia in ambito scolastico/formativo, che in ambiente informale. Visto questo gap di competenze digitali, linguistiche, logico/matematiche e scientifiche, ma anche delle così dette “soft skills”, Scuola ed Extrascuola si sono dotati di strumenti legislativi e programmativi che trattano questa materia. Il 13 luglio 2015 è stata quindi approvata la legge sulla “Buona Scuola” (n° 107/2015, v. più avanti) ed anche il Dipartimento Gioventù, proprio per ridurre questo divario di competenze, ha promosso una serie di recenti azioni di politiche giovanili in questa direzione. Il Servizio Civile Nazionale (con l’obiettivo della “leva dei 100.000” ragazze/i all’anno) ad esempio è sempre più una esperienza formativa/orientativa utile ad acquisire competente spendibili successivamente in ambito lavorativo. La stessa “Garanzia Giovani”1 ha questo obiettivo, promuovendo tirocini formativi. Ma anche i bandi del Dipartimento
Gioventù (“Giovani RiGenerAzioni Creative”,“Giovani Talenti”, “Comunemente giovani” e “Meet Young Cities”) hanno come obiettivo proprio quello di attivare esperienze di apprendimento non formale (Bazzanella, Campagnoli, 2014), che permettano l’acquisizione di quelle otto competenze chiave spendibili sul mercato del lavoro (Fig. 1).
Queste “Key competences” si acquisiscono per il 70% in un ambiente di tipo informale (Campagnoli, 2010b) ed anche in modo molto efficace (Fig. 2). Oggi però, anche la Scuola (v. appunto Legge 113/2015) ha accelerato molto su questo tema, dopo aver già introdotto la certificazione di competenze insieme alla valutazione delle conoscenze.
La novità è quindi un’alleanza tra Scuola ed extrascuola (più volte richiamata dalla legge 107/2015, v. Par. 4), che può essere una leva molto potente per l’acquisizione di conoscenze e competenze, incremento di motivazione, ricerca di impegno e cittadinanza attiva giovanile.
Tutto finalizzato ad interpretare sul modello di filiera (a più stadi) il processo di integrazione tra scuola, formazione e mondo del lavoro. Un percorso che quindi vede integrazione e pluripassaggi tra ambiente formativo e lavorativo, attivando ad esempio strumenti quali alternanza scuola lavoro, impresa simulata, stages, laboratori territoriali
di occupabilità, potenziamento delle Lingue (v. Par. 4), ma anche scambi scolastici all’estero, progetti didattici interdisciplinari, ecc. La riforma della Scuola contempla infatti anche l’attivazione di questi strumenti e di questi
ambienti formativi. Da integrare assumendo però – da parte della Scuola – una visione più contemporanea del mondo del lavoro, introducendo quindi nuovi racconti, narrazioni e prefigurazioni degli attuali paradigmi.
LEGGI TUTTO l’articolo che trovi in a pp.133.144 di RICERCAZIONE Vol. 8 n.1 – Six-monthly Journal on Learning Research and Innovation in Education – June 2016.
Giovanni Campagnoli è presidente della Fondazione Riusiamo l’Italia e si occupa in particolare di rigenerazione urbana e di start up culturali. Ha lavorato in Hangar Piemonte (www.hangarpiemonte.it) ed è stato (dal 2017 al 2021) membro del consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale giovani.
Dal 2004 dirige la rete politichegiovanili.it, lavorando nell’ambito della ricerca, della consulenza e della formazione su politiche pubbliche per la gioventù, in particolare start up, nuovi lavori, spazi di aggregazione e centri di innovazione culturale e sociale.
Nell’ambito delle politiche giovanili ha collaborato per anni con la Provincia autonoma di Trento, con Rete Iter, con le cooperative sociali Lotta di Sesto San Giovanni, Aurora Domus di Parma e Smart di Rovereto, con il Centro servizi volontariato Varese, con il Comune di Verbania e con la Fondazione Compagnia di San Paolo. Ha inoltre lavorato per il Comune di Rovereto (consulenza al Tavolo organizzazioni giovanili) e per le città di Formigine (progettazione incubatore su social innovation), Monza (candidatura a capitale italiana dei giovani) e Piacenza (progetto No Neet).
Dal 1993 al 2013 è stato amministratore della cooperativa sociale Vedogiovane (NO), occupandosi dell’area politiche giovanili, con attività di formazione e consulenza a molti enti pubblici e del terzo settore. Successivamente ha lavorato per l’Incubatore certificato Enne3 dell’Università del Piemonte Orientale.
Sul tema delle politiche giovanili ha curato numerose ricerche e pubblicazioni.
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