È stato presentato il 28 gennaio 2022 all’Università di Bologna il primo Rapporto tematico di genere «Laureate e laureati: scelte, esperienze e realizzazioni professionali» realizzato da AlmaLaurea. Il Rapporto – che consta di 122 pagine – si pone l’obiettivo di analizzare le scelte formative e gli esiti occupazionali dei giovani per comprendere le differenze tra laureate e laureati.
Lo studio evidenzia come nel 2020 le donne abbiano rappresentato quasi il 60% dei laureati in Italia e come le donne provengano più frequentemente da contesti familiari meno favoriti. «Si può quindi supporre – prosegue lo studio curato da Silvia Ghiselli – che il miglioramento dei livelli educativi interni alla famiglia sia da attribuire prevalentemente alle donne» e che queste ultime siano meno influenzate dal contesto familiare di provenienza. La percentuale di laureate ad avere almeno un genitore laureato è infatti inferiore a quella dei laureati, così come ci sono meno donne rispetto agli uomini che conseguono una laurea nello stesso corso di studi di uno dei genitori.
Il rapporto evidenzia poi altri due dati significativi: il primo è che i genitori “trasmettono” il titolo STEM più frequentemente alle figlie che ai figli; il secondo che nel dottorato le donne scelgono ambiti STEM più spesso di quanto non facciano nel percorso di laurea.
Le donne risentono inoltre maggiormente degli uomini dell’effetto favorevole del background familiare sulla probabilità di partecipare a importanti esperienze formative quali esperienze di studio all’estero, di tirocinio curriculare e di lavoro durante gli studi. In merito a quest’ultimo aspetto il Rapporto conclude che «nonostante al termine degli studi universitari il curriculum delle laureate sia brillante e ricco di esperienze formative importanti per il futuro lavorativo, ancora oggi le loro scelte formative risentono del contesto familiare di provenienza e dei modelli sociali proposti».
Gli esiti occupazionali dei laureati confermano poi le differenze di genere, nel breve come nel medio periodo: gli uomini ottengono risultati migliori sia per quanto riguarda il tasso di occupazione che per il minor tempo necessario per l’inserimento nel mercato del lavoro.
Le misure adottate per gestire la pandemia da Covid-19 hanno portato tendenzialmente ad ampliare le differenze di genere in particolare per quanto concerne il tasso di occupazione (soprattutto in presenza di figli), mentre il vantaggio degli uomini in relazione al livello di retribuzione si mantiene invariato.
Un dato interessante è quello che registra un aumento dell’attenzione verso aspetti meno «tradizionali» per quanto riguarda le aspettative nei confronti del lavoro: seppure la stabilità, le possibilità di carriera e di guadagno continuino ad essere fattori importanti, l’indipendenza, l’autonomia, i rapporti con i colleghi, il luogo di lavoro e il tempo libero vengono tenuti sempre più in considerazione. Si tratta, almeno in questo caso, di aspetti che risultano trasversali tra uomini e donne.
Sul tema della migrazione dei giovani per motivi di studio, per quanto riguarda il Sud Italia risulta più accentuata per gli uomini che per le donne, anche se il divario di genere va via via attenuandosi. Il Rapporto poi sottolinea come «la propensione a migrare per motivi di studio, inoltre, è strettamente legata al livello di istruzione della famiglia di origine: si spostano di più i laureati meridionali che provengono da contesti culturalmente più favoriti. Tra l’altro, mentre all’interno delle famiglie più favorite non si rilevano differenze di genere nella propensione alla mobilità, nei contesti meno favoriti sono soprattutto gli uomini a spostarsi».
Sul fronte della mobilità per motivi lavorativi «si conferma che anche la mobilità per lavoro è una caratteristica peculiare dei residenti nel Mezzogiorno e degli uomini. Il fenomeno riguarda in particolare lo spostamento dal Mezzogiorno verso il Nord o, a prescindere dalla residenza, verso l’estero. A cinque anni dal titolo, tra i residenti nel Mezzogiorno il differenziale di genere nella quota di chi lavora fuori dalla propria ripartizione è pari a 6,8 punti percentuali a favore degli uomini. Nelle aree del Centro e, soprattutto, in quelle del Nord la mobilità per lavoro è più contenuta, seppur più frequente tra gli uomini».
Lo studio ha evidenziato infine una maggiore propensione alla mobilità dei laureati nei percorsi STEM, sia per studio che per lavoro. «Resta però confermato che, anche nel caso delle lauree STEM, le donne tendono a spostarsi meno frequentemente rispetto agli uomini. Un risultato interessante deriva dall’analisi delle retribuzioni, che evidenzia per i laureati STEM differenziali retributivi di genere, pur sempre a favore degli uomini, più contenuti rispetto a quanto rilevato per il complesso dei laureati e che si riducono maggiormente in caso di mobilità».
(fonte https://www.almalaurea.it/)
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