di Giovanni Campagnoli [1]
Le consultazioni elettorali amministrative del 3 e 4 ottobre 2021 (ed i ballottaggi del 17 e 18) hanno interessato 1.192 Comuni, per un numero di elettori pari a 12.147.040.
In particolare, sono andati al voto 19 Capoluoghi di provincia dei quali 6 anche Capoluoghi di regione: Bologna, Milano, Napoli, Roma, Torino e Trieste.
I restanti 13 Capoluoghi di provincia sono stati Benevento, Caserta, Cosenza, Grosseto, Isernia, Latina, Novara, Pordenone, Ravenna, Rimini, Salerno, Savona e Varese.
Complessivamente i Comuni con più di 15.000 abitati (e quindi con possibilità di ballottaggio) sono stati 119.
L’affluenza è stata del 55% al primo turno (record negativo, era stata del 60% nel 2017) e del 44% ai ballottaggi. Nei giorni successivi alle elezioni, vi sono state le formazioni della Giunte comunali, molto delle quali già operative.
Abbiamo seguito la formazione delle Giunte in un “gruppo campione scelto on line con il criterio della casualità” componendo un campione di 20 tra città e Comuni, di dimensioni diverse e provenienti da Nord, Centro e Sud Italia. Obiettivo è riuscire ad analizzare l’attribuzione delle deleghe alle politiche giovanili nei territori, una delega che è sempre stata assegnata ad un membro della Giunta (come nel 90% dei Comuni italiani), tranne in un caso, dove è stata invece assegnata ad un Consigliere (Bologna). In circa metà campione (10 su 20), vi sono Assessori con una o due deleghe oltre le politiche giovanili, ma non emergono ricorrenze di “binomi o trinomi”. Si pensi che solo in tre casi si legge una comunanza (e comunque tutte diverse, con sport, turismo ed associazioni) su ben 14 tipologie di deleghe diverse l’una dall’altra (v. Fig. sotto).
Tab. 1: N° deleghe assegnate ad Assessore alle politiche giovanili
Riprendendo i dati complessivi di tutte le 20 città, emerge che in queste nuove Giunte l’Assessore alle politiche giovanili ha mediamente altre 4 deleghe, su un elenco complessivo addirittura di 45 tipologie … Emerge quindi una grande eterogeneità, che non lascia intendere un orientamento comune in materia (es. i giovani abbinati ad esempio a Istruzione, Cultura, ecc.) quanto piuttosto un “attaccare” una delega in più ad altri pacchetti più corposi.
Altra ipotesi di lettura è che non si riesca a progettare una reale trasversalità con una “cabina di regia” in ogni Comune (cosa che invece richiederebbe l’approccio transdisciplinare alle nuove generazioni) con un mix di deleghe, che rimane frutto di bisogni territoriali o sensibilità personali. Napoli e Salerno potrebbero rappresentare il primo caso dove la delega ai giovani è abbinata rispettivamente (ed esclusivamente) a lavoro e sociale, sottolineando ancora una volta le priorità del Sud. In termini di sensibilità locali possono spiegarsi le accoppiate “giovani, digitalizzazione e comunicazione social”, piuttosto che “normalità” e “Patto per il clima” (v. più avanti). Lessico questo che affianca e sostituisce “Ambiente”, così come vi è un passaggio terminologico da “Immigrazione a integrazione”.
Le maggiori prevalenze negli elenchi degli incarichi agli Assessori, vedono le politiche giovanili abbinate alla delega allo Sport (6), Istruzione e Rapporti con Associazioni (5), Cultura (4), Lavoro, Turismo e Sociale (3). Il resto delle altre 38 tipologie di deleghe, compaiono in otto casi abbinate a coppie ed in 30 casi singolarmente (v. Tab. 2).
Nelle deleghe assegnate agli assessori alle politiche giovanili, con compare mai – in questo campione – quella al PNRR, mentre è scomparsa quella alla “creatività”, così come quella all’innovazione. Dall’elenco della Figura, proprio quest’ultima dimensione (o meglio la sua assenza…), sembra finisca per concentrare l’attenzione sulle funzioni “consolidate” della P.A., rispetto invece ad un approccio creativo / sperimentale / innovativo. Così finisce che le politiche giovanili vengano aggregate come un di più a chi deve occuparsi di ordinaria amministrazione, con una differenza sostanziale: per le attività consolidate, le risorse materiali ed umane già sono nei bilanci delle Amministrazioni. Invece per progettare azioni a misura di giovani, le risorse vanno sempre cercate… Nonostante tutte le dichiarazioni di principio sull’importanza dei giovani, la situazione nel nostro Paese è ancora questa dove ad oggi le risorse del PNRR non sembra vadano ad integrare quelle del Fondo Nazionale per le politiche giovanili
(v. articolo di Giovanni Campagnoli, www.giovaniecomunitalocali.it/politiche-giovanili-cosa-succede-in-citta/).
Vi è invece uno stanziamento di 13 miliardi di euro per la scuola, anche per il potenziamento di attività didattiche e laboratori, quasi sia questa alleanza tra scuola ed extrascuola (o meglio attività didattiche ed extra) una linea d’azione per il futuro delle nuove generazioni.
Rispetto ai termini in elenco nella Tab. 2, emergono come novità la delega alla “Normalità”, quella a “Diritti e benessere degli animali” si confermano anche Pace e Cooperazione Internazionale, legalità, Pari opportunità. Da segnalare il calo dell’abbinamento della delega alle politiche giovanili con quella al sociale (solo tre casi nel campione). Ciò può essere un superamento di un approccio che per anni ha visto prevalere lo sguardo sociale / riparativo sui giovani, piuttosto che quello di potenziali innovatori per la società di oggi … Il momento attuale infatti vede la “transizione” da una politica fondata sull’assunto che siano i più i giovani ad aver bisogno dell’aiuto della società, a quello – opposto – che indica quanto sia la società oggi ad aver bisogno del contributo dei giovani. Di conseguenza le politiche giovanili devono fare il passaggio dall’essere con e per i giovani, a diventare le politiche dei giovani. Anche perché oggi si può far politica con le “politiche giovanili”: basti pensare alle questioni dei cambiamenti climatici, prese molto a cuore dalle giovani generazioni.
Ultimo dato: nel campione individuato gli Assessori sono 9 uomini ed 11 donne, a sottolineare le pari opportunità. Anche dal punto di vista anagrafico emerge come queste deleghe vengano assegnate ad assessori giovani, non inesperti, ma in linea a ciò che può facilitare la relazione con le nuove generazioni.
Tab. 2: Delegate abbinate a quella alle politiche giovanili.
[1] Già Responsabile dal 2004 della Rete politichegiovanili.it, ora della Net Agency di Giovani e Comunità locali www.giovaniecomunitalocali.it/net-agency
Giovanni Campagnoli è presidente della Fondazione Riusiamo l’Italia e si occupa in particolare di rigenerazione urbana e di start up culturali. Ha lavorato in Hangar Piemonte (www.hangarpiemonte.it) ed è stato (dal 2017 al 2021) membro del consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale giovani.
Dal 2004 dirige la rete politichegiovanili.it, lavorando nell’ambito della ricerca, della consulenza e della formazione su politiche pubbliche per la gioventù, in particolare start up, nuovi lavori, spazi di aggregazione e centri di innovazione culturale e sociale.
Nell’ambito delle politiche giovanili ha collaborato per anni con la Provincia autonoma di Trento, con Rete Iter, con le cooperative sociali Lotta di Sesto San Giovanni, Aurora Domus di Parma e Smart di Rovereto, con il Centro servizi volontariato Varese, con il Comune di Verbania e con la Fondazione Compagnia di San Paolo. Ha inoltre lavorato per il Comune di Rovereto (consulenza al Tavolo organizzazioni giovanili) e per le città di Formigine (progettazione incubatore su social innovation), Monza (candidatura a capitale italiana dei giovani) e Piacenza (progetto No Neet).
Dal 1993 al 2013 è stato amministratore della cooperativa sociale Vedogiovane (NO), occupandosi dell’area politiche giovanili, con attività di formazione e consulenza a molti enti pubblici e del terzo settore. Successivamente ha lavorato per l’Incubatore certificato Enne3 dell’Università del Piemonte Orientale.
Sul tema delle politiche giovanili ha curato numerose ricerche e pubblicazioni.
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