La prima analisi di come le politiche giovanili vengono disciplinate a livello normativo, regolamentativo e attuativo nelle regioni o nelle province autonome italiane. Si è scelto di iniziare descrivendo il modello che la redazione meglio conosce, quello della Provincia autonoma di Trento.
La prima legge giovani trentina risale al 2007, di un anno posteriore alla (più) nota lege trentina sulla scuola, che le fece da apripista.
L’articolo nella sua prima parte cerca di ricostruire la genesi della lege giovani e di individuare le circostanze favorevoli che ne consentirono la promulgazione. Può essere significativo anticipare che la stessa si inserirà in un progetto più ampio di rivisitazione delle politiche educative, formative e culturali avviate fin dal 2003 dalla Giunta Provinciale guidata da Lorenzo Dellai, basata su 3 pilastri: la riforma delle attività culturali; la riforma dei processi educativi e formativi dalla scuola dell’infanzia fino alle scuole professionali e superiori; e, appunto, l’introduzione di una lege sulle politiche giovanili basata sui valori di riferimento delle altre due riforme.
La vision sottostante alla L.P. 5/2006 sulla scuola e alla L.P. 5/2007 era l’attivazione di una cultura di attenzione della comunità verso le nuove generazioni, in maniera trasversale dagli aspetti educativi formativi a quelli culturali, economici e sociali, in modo da offrire ad ogni giovane, secondo criteri di uguaglianza e di pari opportunità, di vivere con serenità il passaggio dalla famiglia e dal mondo scolastico e formativo verso un’autonomia positiva di inserimento nella comunità prescelta e in uno spazio professionale coerente con i propri sogni, le proprie conoscenze e competenze. La legge giovani – si leggerà – passò in Consiglio Provinciale senza incontrare nessun particolare ostacolo, forte dell’autorevolezza che l’Assessorato aveva acquisito sul tema scuola, assai più comprensibile e codificato, e – probabilmente – “con beneficio d’inventario”, ovvero nell’atte- sa che la politica e la società arrivassero a comprendere cosa sono e perché realmente servono le politiche giovanili.
La seconda parte dell’articolo illustra l’Atto di Indirizzo e i Criteri di Attuazione che basano il sistema integrato delle politiche giovanili su due strumenti principali (più un terzo, anche se meno enfatizzato): (1) i piani giovani di zona e di ambito (intesi sia come coordinamento di soggetti istituzionali e associativi sia come bandi per il finanziamento di progettualità), (2) le progettualità provinciali e sovra provinciali, (3) gli spazi, ovvero i centri giovani e lo sportello giovani trentino.
La terza parte passa in rassegna tutte le altre misure in favore dei giovani attuate dalla Provincia autonoma di Trento sui temi della mobilità inter- nazionale, della casa, della formazione e del lavoro, degli stili di vita sani, degli interventi economici e delle agevolazioni tariffarie.
LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO a cura di Francesco Picello, Stefano Zanoni e Tiziano Salvaterra
Francesco Picello è un libero professionista nel campo delle politiche giovanili e dello sviluppo culturale di comunità. Il suo impegno si suddivide tra livello locale (ideazione, progettazione e gestione di progetti per lo sviluppo delle comunità e l’abilitazione dei giovani quali il Piano Giovani Busa di Tione e il Progetto Tenno 4.0), livello provinciale (consulenze, formazioni e ricerche quali “La saturazione dei servizi in favore dei giovani”) e nazionale (anzitutto tramite il coordinamento della rivista Giovani e comunità locali e l’evento annuale “Convivium”). Molte di queste attività sono svolte in collaborazione con la Cooperativa OrizzonteGiovani all’interno della quale ricopre il ruolo di responsabile dell’area ricerca e formazione.
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