Qualche tempo fa sono stato sollecitato dal preside di un liceo a dare un mio parere sulla natura del service learning rispetto ad altre attività proposte agli studenti. Il quesito postomi era infatti il seguente: “un’attività di questo tipo promossa dalla scuola può essere conteggiata nel monte ore dell’alternanza scuola-lavoro attribuito ad uno studente?”. Sul momento la mia risposta è stata negativa (e lo è tuttora, stante la disciplina ministeriale in materia), ma ciò mi ha obbligato a riflettere su una questione più generale che tenterò di affrontare – seppur sinteticamente e parzialmente – in questo contributo: quella del possibile raccordo tra formazione a livello pre-professionale e inserimento lavorativo reale, tra assunzione di ruoli socio-lavorativi ed educazione alle responsabilità di cittadinanza.
Mi propongo di farlo confrontandomi da un lato con la tradizione del pensiero pedagogico (e filosofico), dall’altro con alcuni filoni recenti della letteratura di tipo psico-sociale, con particolare riferimento al filone denominato Workplace Studies (trattasi di una linea interdisciplinare di ricerca sviluppatasi soprattutto attorno al lavoro di ricerca dello studioso finlandese Yrjö Engeström. A questo proposito, si veda l’edizione italiana dell’opera di Tuomi-Gröhn e Engeström,2013).
1. Educazione, trasformazione e service learning
In Democrazia e educazione, John Dewey, analizzando i problemi della formazione professionale, evidenzia il rischio che essa diventi un’appendice dell’industria, privilegiando il compito di preparare i tecnici che le sono necessari. Se così fosse, nota Dewey, l’educazione sarebbe soltanto “uno strumento per perpetuare inalterato l’ordine industriale della società, invece di operare come un mezzo per la sua trasformazione”, mentre a suo giudizio “la trasformazione desiderata (…) significa una società nella quale ogni persona attenda a qualcosa che renda più degne di essere vissute le vite altrui, e che perciò renda più percettibili i vincoli di interdipendenza fra le persone, che abbatta cioè le barriere che le separano” (Dewey, 1972, p. 406).
[Questa citazione di Dewey non è casuale. Secondo John Saltmarsh infatti (cfr. Vigilante, 2014), il Service learning ha radici teoriche in Dewey e in James. Anche se Dewey non ha teorizzato esplicitamente il Service learning, le sue opere esprimono cinque tematiche che ancorano il service learning: 1) collegare l’educazione all’esperienza, 2) la democrazia e la comunità, 3) il servizio sociale, 4) l’indagine riflessiva, 5) l’educazione per la trasformazione sociale.]
Come osserva infatti A. Vigilante (2014), secondo Dewey una formazione “aperta alle occupazioni sociali non è soltanto una scuola che lavora alla trasformazione della società industriale, ma anche una scuola che cura nel modo migliore lo sviluppo intellettuale ed anche morale degli studenti”. In tale ottica la partecipazione attiva alla vita sociale diventa anche il nucleo di base dell’idea di “servizio”.
Dopo un’esperienza ultradecennale come docente nella scuola primaria e secondaria, tra il 1987 e il 1992 ha lavorato come training manager presso una società del gruppo Olivetti. Ha poi operato come consulente di formazione a favore di agenzie, grandi imprese ed enti della pubblica amministrazione e – dal 1993 al 1997 – per la Commissione Europea a Bruxelles.
Dal 2012 è preside dell’Istituto universitario salesiano di Venezia (IUSVE), aggregato alla Facoltà di scienze dell’educazione della Pontificia Università Salesiana di Roma. Precedentemente è stato direttore scientifico dell’Istituto internazionale salesiano di ricerca educativa (ISRE) di Venezia e in tale ruolo ha coordinato numerose ricerche sul mondo giovanile.
Dal 2007 al 2012 è stato direttore dell’Iprase di Trento, l’istituto di ricerca e di sperimentazione educativa della Provincia autonoma, promuovendo il rilancio dell’«Osservatorio giovani» e dando vita alla nuova rivista dell’istituto, «RicercAzione».
Dal 2007 al 2010 è stato coordinatore della Commissione del MIUR per il riordino dell’istruzione tecnica e professionale. Successivamente ha fatto parte delle commissioni di lavoro per l’istruzione degli adulti e per l’alternanza scuola-lavoro. Dal 2018 coordina il Comitato nazionale per le linee guida dei nuovi istituti professionali.
Tra 2002 e il 2016 è stato docente a contratto di progettazione e valutazione degli interventi formativi presso le università di Padova e di Verona. Dal 2013 è vicepresidente dell’Invalsi.
Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo L’alternanza scuola-lavoro. Esempi di progetti tra classe, scuola e territorio (a cura di Dario Nicoli e Arduino Salatin), Erickson 2018; Progettare, gestire e valutare i nuovi percorsi di alternanza scuola lavoro. Itinerari e strumenti per le scuole del secondo ciclo, Rizzoli Education 2017.
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