Per occuparsi oggi del tema adolescenti e web, è necessario analizzare i cambiamenti intervenuti nel settore delle comunicazioni, le cui innovazioni hanno determinato forti cambiamenti nei comportamenti quotidiani delle persone (e quindi anche nelle relazioni tra loro) e su come ciò ha rivoluzionato il tema della conoscenza e dell’apprendimento. 2 Veen (2006), studioso di nuovi media e tecnologie didattiche, sostiene che la generazione homo zappiens ha avuto, come finestra di accesso al mondo, lo schermo e che tale generazione sta sviluppando comportamenti e apprendimenti differenti dalle generazioni precedenti. In particolare “apprendere attraverso schermi, icone, suoni, giochi, navigazioni virtuali e in costante contatto telematico con il gruppo dei pari significa sviluppare comportamenti di apprendimento non lineari, come quelli alfabetici e gutenberghiani”. In: Veen W., Vrakking B. (2006), Homo Zappiens. Growing up in a digital age, Network Continuum education, London.
Partiamo da un dato: ad agosto 2007 Facebook (il social network a cui oggi accede il 92% dei giovani tra i 14 ed i 29 anni, almeno una volta la settimana) in Italia aveva 1.350 iscritti. Secondo l’Osservatorio Facebook (http://vincos.it/osservatorio-facebook consultato il 24 maggio 2015), oggi gli iscritti sono 27,6 milioni… Un dato generale è che anche nel nostro Paese, si sviluppa una “società digitale” fondata su nuovi paradigmi della comunicazione, dove si assiste ad una moltiplicazione e integrazione dei media (i nuovi media affiancano i vecchi e si integrano con essi, v. Fig. 1), ad una personalizzazione dei palinsesti, che vengono desincronizzati e gestiti in modo multimediale, fino all’autonomo accesso all’intrattenimento e a fonti di informazione, per la costruzione, condivisione e rielaborazione dei contenuti.
Fig. 1: Utenti che hanno indicato una frequenza d’uso di almeno una volta alla settimana. Fonte: Censis (2015), Dodicesimo rapporto sulla comunicazione, Roma.
I nuovi paradigmi riguardano anche l’avvento dell’«era biomediatica», dove diventano centrali la trascrizione virtuale e la condivisione telematica delle biografie personali, grazie alla miniaturizzazione dei device tecnologici, la proliferazione delle connessione mobili, la diffusione dei social network. Nasce il dogma del “I media sono io”, dovuto sia all’autoproduzione dei contenuti, che ad una vera e propria “esibizione del sé digitale“, dimensione in cui l’individuo si specchia nei media (ne è il contenuto) creati dall’individuo stesso (ne è anche il produttore). Se calano le vendite di quotidiani (da 6 mln/giorno nel 2000 a 3,7 nel 2013, – 38,7%) e libri (metà degli italiani non ne legge uno all’anno…), aumentano le visite ai siti di informazione, ai quotidiani on line, le web tv, l’ascolto on line della radio, così come le vendite di e-book, l’uso di smart phone, tablet, e-reader, così come gli accessi ad internet (un accesso a settimana per il 71% degli Italiani) ( Fonte: Censis (2015), Dodicesimo rapporto sulla comunicazione, Roma.).
Il web: stili, usi e abitudini di giovani ed anziani
Quanto detto in precedenza, va approfondito nel rapporto tra fasce di età, in quanto vi sono differenze notevoli tra anziani e giovani relativamente all’uso dei media. Se è sicuramente possibile sancire per tutti la fine di una modalità on line di stare in internet legata ai cloni (il social “second life” che permetteva di assumere una identità e un modo di agire diversi da quelli quotidiani), oggi si naviga in internet essendo sempre più sé stessi (e/o le stesse rappresentazioni), con le stesse amicizie, saldando sempre più la dimensione reale e virtuale. Consapevoli anche che migliaia di amici su Facebook, non significa certo poter contare su masse di conoscenze reali… Le strategie di adattamento dei giovani nell’ambiente dei media digitali sono improntate al nomadismo (la molteplicità dei media a disposizione li spinge a passare dall’uno all’altro) e al disincanto (l’integrazione dei mezzi determina l’assenza di una vera e propria prospettiva gerarchica tra di essi).
LEGGI TUTTO il testo elaborato nell’ambito del progetto “Ricerca – intervento per lo sviluppo del sistema cittadino dei centri di aggregazione per adolescenti” promosso dal Dipartimento Servizi Educativi e Scolastici di Roma Capitale e realizzato dall’Associazione Temporanea di Scopo formata da Oasi (capofila), Rete ITER e LUMSA, con il finanziamento della legge 285/97 (giugno 2015)
Giovanni Campagnoli è presidente della Fondazione Riusiamo l’Italia e si occupa in particolare di rigenerazione urbana e di start up culturali. Ha lavorato in Hangar Piemonte (www.hangarpiemonte.it) ed è stato (dal 2017 al 2021) membro del consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale giovani.
Dal 2004 dirige la rete politichegiovanili.it, lavorando nell’ambito della ricerca, della consulenza e della formazione su politiche pubbliche per la gioventù, in particolare start up, nuovi lavori, spazi di aggregazione e centri di innovazione culturale e sociale.
Nell’ambito delle politiche giovanili ha collaborato per anni con la Provincia autonoma di Trento, con Rete Iter, con le cooperative sociali Lotta di Sesto San Giovanni, Aurora Domus di Parma e Smart di Rovereto, con il Centro servizi volontariato Varese, con il Comune di Verbania e con la Fondazione Compagnia di San Paolo. Ha inoltre lavorato per il Comune di Rovereto (consulenza al Tavolo organizzazioni giovanili) e per le città di Formigine (progettazione incubatore su social innovation), Monza (candidatura a capitale italiana dei giovani) e Piacenza (progetto No Neet).
Dal 1993 al 2013 è stato amministratore della cooperativa sociale Vedogiovane (NO), occupandosi dell’area politiche giovanili, con attività di formazione e consulenza a molti enti pubblici e del terzo settore. Successivamente ha lavorato per l’Incubatore certificato Enne3 dell’Università del Piemonte Orientale.
Sul tema delle politiche giovanili ha curato numerose ricerche e pubblicazioni.
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