Il 10 marzo scorso si è svolto al Campus Luiss di Roma il Convegno di presentazione de “Il divario generazionale attraverso la pandemia, la ripresa e la resilienza” a cui hanno preso parte tre ministri, Fabiana Dadone (Politiche Giovanili), Andrea Orlando (Lavoro e Politiche Sociali) e Mara Carfagna (Sud e Coesione territoriale).
A seguito delle misure adottate per far fronte alla pandemia da Covid 19 sono emersi livelli di diseguaglianza generazionale mai riscontrati prima nel nostro Paese. È quanto emerge dal «IV Rapporto sul divario generazionale della Fondazione Bruno Visentini» che chiama in causa il Pnrr, i fondi strutturali per la programmazione 2021-2027 e il patto per l’occupazione giovanile al 2030.
I livelli di diseguaglianza generazionale sono stati analizzati in particolare attraverso il nuovo «Indice di divario generazionale 3.0» (Gdi – Generational divide index 3.0), frutto del costante aggiornamento e perfezionamento dello strumento di rilevazione e misurazione del divario messo a punto dall’Osservatorio sulle politiche giovanili (www.osservatoriopolitichegiovanili.it).
La misurazione
La misurazione per il 2020 – fatto 100 per quanto riguarda l’anno 2006 – segna infatti 142 punti, ben oltre il picco registrato nel 2014 (138 punti), con un incremento sull’anno precedente di 12 punti, come hanno spiegato Luciano Monti e Fabio Marchetti, condirettori scientifici della Fondazione. Questo dato conferma il fatto che le crisi sistemiche che colpiscono il nostro Paese, in questo caso la pandemia, hanno sempre un impatto generazionale asimmetrico che ricade maggiormente sulle fasce più giovani.
In tal senso è sembrata un’occasione mancata la scelta di non inserire all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) una missione specifica per i giovani.
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